Uniti da una data (im)mortale.
Uniti da una data.
Non poteva essere altrimenti.
Due icone della Cultura italiana, non potevano non avere un legame profondo: la data della morte.
Eduardo De Filippo e Federico Fellini sono entrambi deceduti il 31 ottobre.
Una coincidenza che potrebbe essere interpretata con varie chiavi di lettura.
Forse, la più poetica e artistica delle chiavi di lettura possibili, è che per entrambi il destino nell’aldilà sia simile.
Nessuno dei due è stato un personaggio facile.
Eduardo era scontroso e intransigente, per questo veniva definito un “tiranno”, ma all’epoca in Teatro (quello vero), non esisteva democrazia.
Un artista severo, concreto e autoritario.
Eduardo era consapevole del suo genio, non si immergeva nelle acque del fiume Panaro, fiume umile e generoso.
Lo è diventato nel tempo, quando ha tenuto delle lectio magistralis per gli studenti all’Università.
Pur se vari episodi della sua vita, fuori dal palcoscenico, lo ritraggono generoso, ironico e attento alle persone.
Tra i più famosi, quello maggiormente divertente e particolare, è sicuramente quello dove dei militari napoletani squattrinati a Genova, fuori dall’uscita del Teatro per gli attori, gli chiedono dei biglietti omaggio per lo spettacolo.
Lui, osservandoli, mette le mani nelle tasche e prendendo del denaro, glielo consegna, dicendo: “Jatevenne a fa’ ‘na chiavata”.
Federico, invece era la personificazione della dualità. Fellini è stato pigro e sognatore, fedifrago e attaccatissimo alla famiglia. Visionario inguaribile e feroce realista, provinciale e hollywoodiano. E poi moderatamente cinico, disincantato, nostalgico.
Inoltre, era legato in maniera viscerale all’esoterismo, la sua amicizia profonda con Gustavo Rol lo conferma.
Due persone che rappresentano l’orgoglio nazionale della Cultura della rappresentazione.
Uno nel Teatro e l’altro nel Cinema.
Due geni intramontabili.
Due registi che con le loro opere, ci aprono sentieri di sensibilità artistica ineguagliabili. I loro insegnamenti rimarranno nel tempo e non si finirà mai di rimanere sorpresi dalla loro modernità trasversale nel tempo.
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