Ecce homo
Quando ho ascoltato Giovanni Allevi raccontare il suo vissuto negli ultimi anni sul palcoscenico di Sanremo, mi è venuto in mente il passo evangelico di quando Ponzio Pilato mostra Gesù Cristo flagellato e con la corona di spine alla folla.
“Et dicit eis: Ecce homo” (Giovanni: 19,5).
Baldassarre Aufiero, febbraio 2024 – @Mozzafiato
TOMORROW
Giovanni non riesce a star fermo.
Ha una chioma d’argento, gli tremano le mani e gli trema la voce, cammina con cautela e lento si avvia al pianoforte.
Adagio s’incurva, distende le dita e sorride.
E senza smettere di sorridere suonerà Tomorrow, il suo nuovo brano. Sarebbe sufficiente ciò per parlare di Giovanni Allevi in merito ad una pedagogia musicale, una filosofia, ma le ricette con cui si confezionano questi concetti, giungono soltanto quando la musica è finita, dopo. Forse è il pianoforte che guida il pianista verso qualche destinazione, forse l’artista non sa veramente dove sta andando mentre compone. Eppure questa volta il processo non è così imprevedibile; è il maestro stesso a fornirci spunti: ‘non potendo più contare sul mio corpo suonerò con tutta l’anima’. E così, la melodia inizia nostalgica, quasi passasse in rassegna il passato; l’andante si carica poi di dolcezza, la stessa con la quale Giovanni guarda grato al suo presente; incalza gioioso perché se la musica è tempo, che il tempo del domani sia splendido. Allora cosa altro ha, se non un chè di filosofico, il ritorno di Allevi sul palco, a casa; qualcosa nella sua postura sembra incontestabile, qualcosa nelle note che ha scelto ci pone in sintonia fra noi, qualcosa nella sua voce ci suona insopprimibile.