The Fabelmans
Quando si allude a un regista come Steven Spielberg, utilizzare slogan promozionali come “Spielberg’s most personal film” (theplaylist.net) per riferirsi alla sua ultima opera, “The Fabelmans”, che uscirà nelle sale italiane il prossimo 22 dicembre, potrebbe suonare piuttosto ironico.
In effetti, siamo ben consapevoli che la filmografia del regista sia stracolma di suoi alter ego e di riferimenti autobiografici, ma a fare dell’autore il cantastorie più acclamato di Hollywood è stata proprio la sua capacità di saper scegliere e utilizzare immagini semplici e emblematiche che gli permettessero così di raggiungere un pubblico sempre più ampio.
Eppure, in questo film, che ha tutta l’aria di essere un testamento, Spielberg sembra voler fare altro: dichiarare che ha finalmente smesso di guardare e riguardare, proiettati nella sua mente, i frame della sua infanzia perché ormai non ne ha più paura.
The Fabelmans è un film che attraverso la vita del suo giovanissimo protagonista, Sammy Fabelman (Gabriel LaBelle), ci parla di un uomo, che all’alba dei suoi 76 anni, ha smesso di aver bisogno di raccontarsi rassicuranti favole per riuscire a guardare in faccia la realtà, di un uomo che ha affrontato la vita e l’ha accettata nonostante e grazie a tutti i suoi magnifici fardelli.
È un film esplicito, che lascia da parte squali, gentili alieni e dinosauri per mostrare nel più “brutale” dei modi come il cinema possa sempre cambiare le cose, è un inno alla forza delle immagini e alla capacità che esse hanno di conferire autenticità alla realtà.
Lavinia Colanzi, dicembre 2022 – @Mozzafiato