Il bohémien milanese
NOTTE NOIR
C’è nebbia sul Naviglio, fitta come non si vedeva da un pezzo. L’aria è pungente. L’acqua trasuda freddo. Le poche persone avvolte nei cappotti scuri sono sagome indistinte che vagano senza meta, come ectoplasmi neri fluttuanti nell’etere. Il manto d’ovatta nasconde segreti, confonde la vista, offusca i contorni, ottunde i suoni. Chissà quali trame, chissà quali tresche ripara.
Persino le luminarie son fioche, paion poco più che lampare colorate. Eppure è quasi Natale, è quasi festa.
Due turisti scandinavi entrano nell’unico locale al Ticinese che resta aperto dopo gli altri, che promette un po’ di allegria.
LeTrottoir recita l’insegna; e sotto Live Music; e il live c’è, come sempre; lo spettacolo vive, sempre.
Ma è un po’ sottotono, un po’ poco allegro. Forse ne restano delusi. O forse no; in fondo più che divertimento cercavano meditazione.
Salgono al primo piano: una scritta su una porta recita Sala Pinketts…chissà, sarà un artista tedesco, pensano, leggendo il nome e vedendo l’arredamento non proprio sobrio. Non sanno che più che in un bar sono entrati in un tempio laico; non sanno che fino a non molto tempo fa era altrove, al Garibaldi; non sanno che lì, in quella stanza si sono consumati litri di inchiostro, fiumi di birra, chili di sigari…insieme, tutti da uno solo, uno scrittore; pardon, un artista.
Non sanno che se ‘la casa di un uomo è dove è il suo bar’, quella era la casa di Andrea G. Pinchetti, il Noir in persona: scrittore(e molto altro) milanese di fine/inizio secolo che proprio lì componeva molte delle sue opere e lì trovava sempre ispirazione.
Ne avrebbe trovata sicuramente anche stanotte, in questa notte noir, se non ci avesse lasciato qualche ora prima; chissà, speriamo per celebrare il Natale in un’atmosfera più fascinosa, ombrosa, misteriosa e meno melensa di quella convenzionale, come ha sempre gradito, da istrione maudit e tombeur de femmes fuori dal coro, fantasioso e poliedrico di gran talento qual’era.