Geografia di un lettore
A Roma, all’ultima fiera della piccola e media editoria, mi pongono una domanda semplicissima, ma davvero insolita: “ricordi dove hai letto i tuoi libri?”.
“Dappertutto”, scherza, sorridendo, un lettore incallito, ma al quesito non si addice una risposta spiritosa, né tantomeno canonica. Il gioco implica un romantico sforzo di memoria, in modo che tutte le istantanee dei luoghi raccontati compongano un viaggio condiviso.
Un giovanotto dai capelli spettinati descrive la camera d’albergo in cui alloggia da due giorni; una donna spiega con ricercatezza perché scelse un parco per concludere la lettura del suo romanzo; un signore tutto d’un pezzo confessa di aver letto Piccole donne all’accademia militare, nascosto sulla branda più alta; una signorina avvolta in una sciarpa rossa legge i suoi libri in treno, tornando a casa dopo il lavoro; un padre, per resistere all’isolamento ospedaliero, s’immergeva nei volumi che la figlia gli faceva recapitare.
Con lo scorrere dei minuti i racconti si impreziosiscono di particolari, i lettori ricordano con cura cosa li circondava, i luoghi degli incontri letterari diventano una dimensione suggestiva, raggiungibile da tutti.
Se mi avessero domandato ‘come hai letto i tuoi libri’ avrei senz’altro elencato con facilità almeno 101 posizioni*, altrettante modalità, altrettanti stati d’animo. Mi irrita alquanto non riuscire a geolocalizzare interamente la mia personale esperienza emotiva, completare una mappa a cui ho prestato poca attenzione ma davvero tanto tempo; forse troppo per gli anni Venti del nostro secolo, laddove ‘non ne ho abbastanza’ dichiarerebbe chi non legge affatto; perché è vero che adesso il tempo sembra più importante, e che quel quando diventa inevitabilmente anche un dove.
Se ripenso intensamente agli spazi concessomi nell’agenda giornaliera, nella smania di una routine sovraffollata, riesco a visualizzare chiaramente dove sono stato e come le letture mi hanno cambiato.
È così che traccio, con esattezza, diverse ‘x’ sulla mia mappa geografica di lettore.
In un bar sui Navigli leggevo Due di due; la giornata era soleggiata, io ero in anticipo ed i miei amici in ritardo, Milano era tutt’altro che rivoluzionaria rispetto a quella raccontata da Andrea De Carlo ma lo spritz era ottimo; immaginavo Guido e Mario chiacchierare per quelle vie. Bruscamente lanciai Il giovane Holden in una valigia, il momento prima di chiuderla e partire per il Portogallo; scoprii il libro di Salinger all’aeroporto di Napoli, lessi l’ultima pagina mentre atterravo a Lisbona. Ricordo di essermi portato dietro Alta fedeltà in un bagno dalle pareti rosa, preso com’ero da quei trentenni disillusi eppure così divertenti, confuso da quell’aria a tratti scanzonata a tratti commovente. Su una spiaggia della bassa Maremma sfogliavo, incantato, L’isola di Arturo; l’umidità ha gonfiato le pagine del libro, la salsedine ne ha ingiallito gli angoli, il sole d’agosto ha sbiadito le lettere della copertina. Il Grande Gatsby non ha mai lasciato la mia cameretta; ha sostato a lungo sul comodino accanto al letto fino al giorno del mio ventunesimo compleanno, quando con foga iniziai a leggerlo, in preda a chissà quale turbamento. Dalla libreria di un vecchio amore rubavo i racconti di Carver e sfacciatamente li leggevo nel suo giardino; ma Di cosa parliamo quando parliamo d’amore me lo chiedo tutt’ora.
Raccontiamoci i luoghi dei nostri romanzi, cerchiamoli o ritorniamoci; potrebbero essere i fondali scenografici di un bel viaggio, o di una nuova storia.
Gabriele Cardinale, gennaio 2024 – @Mozzafiato
*Riferimento al libro illustrato intitolato “101 posizioni per leggere appassionatamente”