O Rey è morto – viva O Rey !
Ho pochi ricordi di Pelé calciatore: sgranate immagini televisive e ricordi più intensi della finale di Messico 1970 quando il Brasile ci strapazzò nella finale del Mondiale . Ma si sa, le sconfitte si dimenticano più in fretta….
Ma l’emisfero sinistro del mio cervello ha fatto riemergere una canzoncina anni ’60 del Quartetto Cetra:
“ Vavà Didì Pelé”, dedicata al tridente offensivo della nazionale Carioca.
“Tre brasiliani neri neri
come tre chicchi di caffè….”
Un testo che oggi come minimo attiverebbe un’ interpellanza parlamentare!
Dei primi due si è annacquata la memoria, anche se leggendo gli annali del calcio si trovano profili di grande spessore.
Pelé è rimasto.
Pelé è rimasto grazie alla solarità del suo volto, alla luminosità del suo sorriso, all’energia che evocava ogni sua apparizione, al moNdo ( e non è un errore di stampa ) di giocare al calcio che lui e la sua generazione avevano costruito e tramandato.
Pelé ha davvero assunto dimensioni mitiche, facendo impallidire il ricordo di altri giocatori forse paragonabili a lui, ma assolutamente privi del carisma che lo distingueva e della generosità che lo aveva portato ad impegnarsi in iniziative umanitarie di supporto e tutela di talenti meno fortunati di lui.
Per i cinefili rimane indimenticabile la rovesciata (“bicicleta”in brasiliano) esibita del film “Fuga per la vittoria” di John Houston. Il mito racconta che fu “buona la prima” !
Non entro nella polemica se il migliore sia lui o Maradona, l’unico con doti tecniche pari a quelle di Pelé e capace di prodezze simili, ma solo sul campo di gioco e non nella vita.
Lasciamoli giocare insieme nella ‘formazione dei diversamente vivi”.
Povero portiere avversario!!!
Marco Ettore Massara, dicembre 2022 – © Mozzafiato