LA NOTTE DEGLI INNOMINATI
Notti luminose e notti buie
La notte del malvagio per antonomasia della nostra letteratura romanzesca classica, notte infinita e tormentosa, di turbolenza e di redenzione, non è generalizzabile: fu e resterà la sua, fantastica e fantasiosa come Manzoni l’ha consegnata all’immortalità.
Non ci sono più i malvagi? Non ci sono più le notti salvifiche? Tutt’altro. Ma affinché le une vengano in soccorso degli altri è necessario che questi siano consci di essere malvagi. Il primo passo verso ogni pentimento è la consapevolezza del peccato, del male che si arreca agli altri (oltre che a se stessi), anche se si gode di tale malvagità e delle sofferenze altrui: goderne è riconoscere che le si attua.
I malvagi e i malfattori d’oggi sono in buona parte inconsapevoli, o peggio, soprattutto se di ambito politico/economico, sono convinti di far del bene, di agire nel giusto e magari pure per il benessere generale ed altrui, oltre che proprio. Supportati e confortanti in ciò dal consenso delle masse e delle maggioranze che essi stessi hanno generato, plasmato e alimentato, magari pure inconsapevolmente e involontariamente, profittando dell’incultura e della buona fede dei più.
Così, potenti e influenti vari, anch’essi senza nome e senza volto per i più, o anch’essi irraggiungibili dai più, prosperano e pontificano, impuniti e anzi glorificati. Non v’è una Lucia che li possa muovere a compassione, non possono provare alcun travaglio interiore, non arriva un Cardinal Federigo a redimerli, non possono conoscere alcuna conversione.
Né per loro verrà il monito di un Fra’ Cristoforo qualsiasi ad invocare il Giudizio Divino. Resta solo la punizione di una vita condotta nella tristezza, nell’infelicità, nel grigiore che quasi sempre le loro figure suggeriscono ed emanano.