DEL DISONOR DELL’ACCODARSI: “DEFILATEVI”.
Che triste consuetudine la coda!
Intanto è un vero e proprio insulto al cliente (se servizio privato) o al cittadino (se servizio pubblico): anziché premiare il primo per la scelta e per i soldi che lascia e il secondo per il dovere civico che educatamente compie, garantendogli un servizio solerte, lo si avvilisce facendolo aspettare?!
Ancor più grave quando la fila in un certo posto c’e sempre o quasi: una tantum può essere colpa di un imprevisto o di un affollamento eccezionale, ma se si presenta spesso vuol dire che non si fa nulla per eliminarla (diversa organizzazione, maggior personale..), cioè vuol dire non curarsi minimamente del cliente o del cittadino ed abusare della sua pazienza.
E qui è il punto ancor più dolente: la pazienza (anzi la rassegnazione) di chi si sottomette a quella tortura psicologica (e spesso anche fisica:lo stress,il caldo,lo star fermi in piedi..) che è la coda. Sottomissione quasi sempre volontaria,peraltro,dato che quasi sempre vi sono alternative di orario o di luogo (che non siano lo spregevole superarla maldestramente).
Ad esempio chissà perché molti, soprattutto anziani, vanno in posta o in banca addirittura prima dell’apertura, sperando-invano-di essere i primi e finendo invece per lamentarsi che molti altri abbiano fatto la stessa cosa!
Perché non vanno invece poco prima della chiusura, quando non vi è quasi mai nessuno e gli impiegati, avendo fretta di andarsene, son pure molto più celeri? Oppure perché vanno sempre allo stesso sportello evitando accuratamente altri molto meno affollati?
Per non parlar poi di certi negozi o magazzini o supermercati, per i quali non v’è neppure l’attenuante dell’impiego pubblico o dell’obbligo di recarvisi.
Sicuramente qualcuno avrà stimato il tempo (e quindi il denaro) nonché la salute che si saranno persi alla fine della vita per esser stati in coda!
Perché gli accodati non si scodano e non si servono di un concorrente (almeno uno quasi sempre c’è) o non tornano quando la fila non c’è più? (Perché comunque anche la fila più ostinata prima o poi finisce).
Vien da pensare che molti ci provino quasi gusto; che sia inconscio masochismo o recondito bisogno di lamentela collettiva come una sorta di terapia di gruppo, giudicate voi.
Altro che “coda segno di civiltà” come qualcuno predica; è segno di inciviltà, sia di chi la provoca o non la elimina, sia di chi la subisce o non la evita.
Non ho mai visto code in posti nobili o in uffici pubblici di Paesi con alto senso civico.