Spaghetti al pomodoro
Incontrai al Four Seasons di Milano per un’intervista Sergio Mei, grande Chef, dopo che lui aveva vinto il Premio alla Carriera de Il Sole 24 Ore.
In quella occasione era presente anche Cila Ranzato, imprenditrice dell’editoria brasiliana. Dopo averci deliziato con delle sue preparazioni, al momento del saluto, domandai al Maestro, fuori dai canoni dell’intervista, un consiglio su come riconoscere la qualità di un cuoco.
Mi rispose: “Baldassarre caro, è molto semplice. Ordina qualcosa fuori dal menù. Tipo un semplice piatto di spaghetti al pomodoro. Da quali ingredienti usa, dalla bontà , da come decora il piatto, da che utilizzo ne fa del basilico, lì potrai riconoscere la “vertute” dello Chef”
In effetti, un semplice piatto di spaghetti al pomodoro è uno piatto molto complesso, si basa su un equilibrio sottile (Vasco Rossi docet) e molti cuochi anche stellati, si rifiutano di farlo, se è fuori dal loro istituzionale e rigido menù o dai loro strani e incomprensibili abbinamenti con altri ingredienti, lontanissimi dalla cifra stilista degli spaghetti al pomodoro.
Da tempo utilizzo questa prassi per le mie recensioni gastronomiche, tra lo scanzonato e la curiosità che mi caratterizza: affermo di non essere stato bene con lo stomaco e che desidero un “semplice” piatto di spaghetti al pomodoro.
Ecco, allora, che si apre un mondo. Chi ti risponde che lo Chef non può accontentare la mia richiesta, chi da poco importanza all’ordinazione e prepara con superficialità e mediocrità un piatto senza sapore e, chi invece, prepara con estrema attenzione un piatto eccellente, colmo di sapore.
Questo è stato il caso dello Chef dello Scrigno dei Sapori a Palazzolo Acreide: Paolo Didomenico.
Dopo mi aspettavano anche delle bietole saltate di un gusto quasi imbarazzante per la sua bontà.
Per non parlare dell’accoglienza della moglie Lidia Cannata, che coordina con estrema intelligenza e cura la sala, con la giusta misura tra il saper proporre e lasciare spazio alla privacy dell’ospite (in medio stat virtus).
Sì, mi sono sentito un ospite e non un cliente.
Sono sempre i dettagli che creano la differenza, Lidia ha saputo trovarmi l’angolo giusto della sala, dove l’aria condizionata non fosse troppo invasiva.
Inoltre, voglio spendere due parole su questo meraviglioso borgo siciliano: Palazzolo Acreide.
Il fatto che ci siano oltre 35 ristoranti per una popolazione di poco più di 8.000 abitanti, la dice lunga su come si mangia bene.
Inoltre, al di là dei conosciutissimi gioielli architettonici, da splendidi balconi barocchi a maestose basiliche, a Palazzolo si respira un’aria montana fresca anche nei giorni più caldi dell’estate, durante la sera.
Per non parlare della gente che si incontra nei suoi vicoli e nel Corso Vittorio Emanuele, una cordialità e una gentilezza fuori dal comune; pur se tutto non è sempre paradisiaco (anche nei campi fioriti primaverili, ci sono erbe cattive e inospitali, alcune le vendono come delle vecchie megere).
Quello che realmente sorprende delle persone palazzolesi è l’altissima preparazione di molti.
Si trovano, ricercatori del CNR, alti ufficiali dell’Arma, fotografi di una preziosa e unica sensibilità, imprenditori e imprenditrici internazionali, che lavorano in lontani emisferi australi, medici di riconosciuta fama e molti altri.
Infine, come dicevano i latini: “Nome omen”.
Quindi il destino e la vera bellezza di Palazzolo, sono ovviamente i Palazzi.
Antichi Palazzi nobiliari con affreschi incantevoli e ampie sale di rara bellezza.
Andate a conoscere Palazzolo, non vi perdete questo emozionante borgo, anche perché, come dicevo prima, si mangia molto bene e non solo un semplice piatto di spaghetti al pomodoro.
Baldassarre Aufiero, luglio 2021 – © Mozzafiato