Casa dolce casa?

Last Updated: 30 Ottobre 2019By

CHACUN EST ROI CHEZ SOI

 

Verità innegabile: almeno a casa propria si comanda e si è a proprio agio.
Cosa di gran soddisfazione e sollievo, si penserà. Non ne sarei così sicuro.
Intanto dipende da quanto è grande la ‘casa’ propria: una stanza, un appartamento, una villa, un palazzo, un castello, un borgo… in effetti non danno la stessa gratificazione.
Non a caso i re nei secoli si sono sempre sforzati di ampliare i propri regni.
 Ma soprattutto interessa qui notare sociologicamente che l’inconfutabile assioma è più spesso un pericoloso alibi per la pigrizia ed un dannoso pretesto per la rinuncia che non uno stimolo alla prudenza nelle proprie azioni, come dovrebbe invece essere.
Tante, troppe persone ritengono che esser fuori casa sia un’eccezione, una fatica, una cosa da evitare appena possibile (“sono dovuto uscire”; “questa sera usciamo”), non una condizione normale (direi piuttosto: “sono dovuto rimanere a casa”..in quanto malato forse..; “questa sera non usciamo”..siamo stanchi forse..).
Peraltro molta della piccola economia contemporanea asseconda questa accidiosa visione.
In primis lo shopping da casa; non una novità,invero…ricordate le vendite per corrispondenza? Antenate primitive degli acquisti on line, con la differenza che allora erano un vezzo per anticonformisti o un ripiego per consumatori problematici, ora sta diventando la regola, con la scusa della varietà e del risparmio e con buona pace degli incontri casuali in strada, della familiarità con i negozianti e dei negozi stessi.

Poi i servizi in rete, la banca telematica a casa, l’agenzia di viaggio via web, il sarto virtuale, il supermercato al computer. Via via fino alla pizza e qualsiasi altro manicaretto neppure più take away, ma direttamente a domicilio, per non dover neppure togliere le pantofole, troppa fatica scendere al negozio all’angolo! Con moltiplicazione dei forsennati delle consegne e conseguente inquinamento e/o congestione molesta persino dei marciapiedi, a seconda del mezzo utilizzato.

Più in generale, d’accordo rifugiarsi fra le proprie care e fidate e sicure mura domestiche quando si è stanchi, acciaccati o abbacchiati, ma in tutti gli altri casi bisogna stare fuori ad accettare le sfide, a raccogliere le opportunità, a conoscere gli estranei; e anche ad affrontare le insidie che il contesto esterno propone. Altrimenti ci si illude di essere contenti ed appagati, come sono i pesci nell’acquario.
Quando si varca la porta si perde il potere assoluto di cui si beneficia all’interno. Forse è proprio questo il motivo recondito per cui molti sono restii a varcarla. Forse sarebbe bene ricordarlo sempre: a voler comandare nella casa di altri o nella casa di tutti si rimediano se va bene meschine figuracce da gran maleducati, se va male sonore batoste.
Considerazioni analoghe valgono per le relazioni interpersonali, che alcuni limitano agli ambienti noti e fidati senza coinvolgere gli estranei mentre altri pretendono di intrattenere in forma dominante con chiunque; e valgono anche per i luoghi da visitare, sia come distanza geografica sia come atteggiamento da tenere.
Il ragionamento può poi essere esteso a molti altri ambiti, non ultimo quello delle migrazioni, con valenza biunivoca; ma queste sono tutt’altre storie.
CHACUN N’EST ROI QUE CHEZ SOI

Il Conte, ottobre 2019- © Mozzafiato

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