Parole vuote e fatti dimenticati
Oltre la retorica e la banalità delle parole abusate sulla morte e sul sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, oggi rimangono i fatti.
I fatti relativi agli attacchi velenosi da parte delle istituzioni dello Stato a questi due uomini, che noi innalziamo ad eroi, sbagliando, perché loro non si sentivano tali, ma solo a chiamati al loro dovere per il “Bene Comune”.
Nelle celebrazioni di questi giorni, si è dimenticato di dire che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino montarono e arrivarono al maxiprocesso di Palermo con prove inoppugnabili, che resistettero fino in Cassazione.
In quel processo avevano intuito che la Mafia aveva radici lontane e che si erano prolungate in altre nazioni.
In effetti l’arresto di Tommaso Buscetta, la sua estradizione e la sua testimonianza ci fecero considerare come si era evoluta la strategia mafiosa, come stava cambiando.
La pellicola “Il traditore” di Marco Bellocchio, uscita nelle sale cinematografiche in questi giorni, con una superba interpretazione di Pierfrancesco Favino, ci conferma la complessità e i rapporti intricati tra Mafia e Stato.
Si, a Palermo è giunta nuovamente la Nave della Legalità, ma dobbiamo comprendere che oggi la “Storia” si sta ancora scrivendo e la “Verità” ancora non si conosce.