Vorrei una donna che rispetti il suo algoritmo e poi lo stravolga senza ragioni,

importi vascelli di pura pazzia dentro a ceste colorate di fantasie sprezzanti di realtà,

una donna che dona e poi si riprende tutto lasciandomi sempre qualcosa,

voglio il bacio e quel che resta del sapore, briciole di confidenze sulla pelle,

notti che nemmeno si possono immaginare “che però immagino” come un qualcosa

da sfiorare appena, apnea, sospiri, vuoti e barattoli da riempire.

La prima pietra di una casa, l’ultima tegola sul tetto.

 

Gianluca Nadalini, febbraio 2019 – © Mozzafiato

ti potrebbero interessare anche