Vorrei una donna che rispetti il suo algoritmo e poi lo stravolga senza ragioni,
importi vascelli di pura pazzia dentro a ceste colorate di fantasie sprezzanti di realtà,
una donna che dona e poi si riprende tutto lasciandomi sempre qualcosa,
voglio il bacio e quel che resta del sapore, briciole di confidenze sulla pelle,
notti che nemmeno si possono immaginare “che però immagino” come un qualcosa
da sfiorare appena, apnea, sospiri, vuoti e barattoli da riempire.
La prima pietra di una casa, l’ultima tegola sul tetto.