Neppure l’acqua riesce a scorrere
L’ultima visita di Papa Francesco ad Auschwitz mi ha ricordato la mia del mese scorso.
Quante testimonianze, quanti racconti, quanta letteratura, quanta cinematografia, ma niente può comunicare quello che è stato realmente questo lager, se non lo si visita personalmente.
Sì, un dolore profondo: questo ho percepito quando la guida ha parlato della struttura geologica di Auschwitz Birkenau. Pawel raccontava che il terreno è roccioso e quindi non permeabile. Questo stato del suolo faceva in modo che durante le piogge l’acqua rimanesse a galla, non riuscisse a scorrere. I deportati, pertanto, specialmente durante la stagione invernale, erano costretti a vivere e lavorare in una sorta d’acquitrino.
Un disagio mi ha attraversato, che poi si è trasformato in una specie di mal di stomaco, somatizzando il male.
Poi ho compreso. Neppure l’acqua riesce a scorrere ad Auschwitz.
Perché tutto il dolore vissuto deve restare a galla. Perché tutta la violenza deve rimanere visibile. Perché tutta la morte deve ancora fluttuare nelle pozzanghere. Perché non bisogna dimenticare.
Neppure la terra vuole ricevere quest’acqua piena di sangue, di orrore, di paura, di violenza, di follia: la respinge, la “tiene fuori”.
Neppure Madre Terra riesce ad accogliere tanto dolore, ma vuole continuare a mostrarlo, perché, semplicemente, dobbiamo ricordare.