Un baratto poetico
Ieri ho incontrato un signore anziano che vive nel mio quartiere. Di lui so che scrive poesie ed è sufficientemente folle ed eccentrico.
Con molta emozione mi ha raccontato che ha investito duemila euro per pubblicare una sua raccolta di 170 poesie. Nessuna promozione on line, nessun canale di distribuzione.
Solo questo desiderio che le sue poesie siano rilegate e non vadano perse.
Sua moglie che già si vede gli scatoloni di libri in sala, vorrebbe regalarli. Lui è contrario e non perché abbia bisogno o voglia di rientrare nelle spese, ma per quel principio per cui se compri un libro è perché hai voglia di leggerlo, mentre si sa che spesso i regali non graditi finiscono in fondo al cassetto.
Mi declama, con enfasi, una sua poesia, lungo il vialetto che si riempie di genitori di corsa, per arrivare puntuali al suono della campanella.
E mi confessa che non sa leggere e scrivere.
Che ha sempre composto le poesie nella sua testa, mandandole poi a memoria, per poterle dettare ad una ragazza che si prendeva l’onore di trascriverle.
L’ho trovato estremamente romantico.
Per questo tra un mese, suonerò alla sua porta per portarmi via una copia della sua raccolta.
Per me niente moneta corrente. Faremo un baratto.
Ha saputo che ho origini dalle terre del Primitivo.
Mi aprirà solo se dal videocitofono vedrà la bottiglia di vino promessa.