Ottimizzare; massimizzare; razionalizzare;
parole che forse han fatto il loro tempo, almeno in economia.
Tutta l’economia convenzionale è basata sui paradigmi delle scelte sempre perfettamente calcolate e calcolabili per raggiungere il miglior ritorno monetario, o comunque utilitaristico. Dimenticando che l’economia è una scienza sì, ma sociale. E che peraltro nessuna scienza (neppure la matematica o la fisica) è “esatta” in assoluto, ma al più in senso relativo.
Posto che nessuno sano di mente si metterà mai a stimare e calcolare complesse funzioni multivariabili prima di acquistare o produrre qualcosa, a volte queste non sono neppure risolvibili né costruibili. A poco giova arricchirle-e complicarle-con il calcolo probabilistico, il rischio, l’incertezza e le aspettative. E allora? Allora si decide a intuito, a istinto, a sensazioni, a sentimenti, a speranze, a simpatie. Qualche volta a caso.
Quando possibile cercando di evitare gli scenari peggiori. E-sembra strano-a volte vi si riesce, con insperato successo. Già da tempo si è rinunciato ad ipotizzare il contesto di razionalità assoluta in favore di quello di razionalità limitata. Sarebbe ora di affidarsi a (e fidarsi di) quello di pseudo razionalità o pararazionalità; rendendo peraltro così la scienza
“triste
” un po’ più gioiosa. Nulla di assolutamente rivoluzionario, già da tempo gli studiosi parlano e dissertano di economia
“comportamentale
”: asettico e neutro eufemismo per non dire emozionale, affettiva, ‘creativa, o la parola che nessuno scienziato vorrebbe mai sentire o pronunciare: irrazionale. E così si diffonde l’analisi comportamentale dei consumi (evidentemente il campo d’elezione), degli investimenti e persino della finanza, l’ambito che sembrerebbe più lontano e immune da un approccio
“sentimentale
”.
Diffidate? Quante volte per riparare un oggetto di cui eravate appassionati avete speso molto più di quanto costerebbe nuovo! Quante volte avete scelto un percorso formativo solo per emulazione o per piacere! Quante volte avete acquistato un bene o un servizio con un rapporto qualità/prezzo bassissimo! Quante volte avete iniziato un’attività (economica, se non addirittura imprenditoriale) per puro gusto o per fiuto! Quante volte avete comprato un prodotto finanziario sbrigativamente, ignorando o trascurando l’analisi fondamentale e anche l’analisi tecnica; come pure i consigli (peraltro quasi mai gratuiti e disinteressati) degli esperti! E quante volte non vi è andata poi così male!? Persino un “freddo e materiale” immobile può diventare un bene affettivo: se lo avete vissuto ed amato forse lo lascereste inutilizzato piuttosto che venderlo o affittarlo; contro ogni logica di mercato. Probabilmente quasi mai vi siete pentiti di queste scelte antieconomiche.
Avete ancora qualche dubbio? Alla domanda su cosa farà del tanto denaro che ha vinto, la risposta di un illustre economista è stata:
“Cercherò di spenderlo nel modo più irrazionale possibile” [R.H.Thaler, premio Nobel per l’economia 2017]
Fabio Pretina, marzo 2018 – © Mozzafiato