Miss Deanna
Spinta verso il futuro, una consapevolezza che viene dall’esperienza maturata e l’entusiasmo di una ragazza. La prima si fonda sulla seconda. L’entusiasmo è ciò che le tiene insieme. Deanna Ferretti Veroni possiede ognuno di questi elementi in sommo grado.
Figura di riferimento nel campo della moda, l’imprenditrice, consulente creativa e benefattrice reggiana è un incontro importante. Si entra nel suo salotto curiosi, se ne esce pieni di stimoli.
Per lei, moda è sempre stata mestiere, ce lo racconta e lo si intuisce, ma di base c’è una passione smisurata, che Deanna trasmette ai giovani che incontra e vorrebbero sfondare. Con la storica azienda di maglieria Miss Deanna negli anni ’70 collabora con i più grandi stilisti internazionali e raggiunge Stati Uniti e Medio Oriente.
Un nome forte, che anche dopo la cessione fa nascere dal suo grembo Modateca Deanna, Centro Internazionale Documentazione Moda, progetto unico ideato dalla figlia Sonia Veroni. Un centro di studi sul knitwear che conta oltre 25mila prototipi, documenti che risalgono dall’Ottocento ai giorni nostri, a disposizione di studenti e professionisti.
Oggi Deanna Ferretti Veroni si dedica alla solidarietà – vedremo in quale progetto è impegnata – e ai giovani, mettendo a disposizione la sua conoscenza.
I giovani che vorrebbero sfondare, dicevamo. E’ affar serio. Deanna dà loro una mano, insegnando, indirizzandoli, cercando di dare una base ai loro sogni. E’ qui che si vede la sua mentalità: una industriale che sogna. Eccola.
Deanna, partiamo dall’oggi. Viene dalla presentazione alla Mediopadana di Reggio della installazione ’90 artisti per una bandiera’. Com’è la risposta?
Buona. L’installazione è realizzata in collaborazione col Comune di Reggio Emilia e Ferrovie dello Stato, lo stesso dell’ex sindaco Graziano Delrio, ci ha donato le bandiere che furono esposte per i 150 anni proprio a Reggio. Ha già girato in luoghi prestigiosi, come il Vittoriano di Roma, l’Arsenale di Torino e l’Accademia militare di Modena.
Alla stazione AV è stata ricavata una piccola esposizione, sono solo 5 i vessilli, per la messa in sicurezza non era possibile esporne di più. Però è in un luogo che serve tutto il territorio. 2500 passeggeri che vi transitano tutti i giorni, il progetto è spiegato bene e c’è un video che mostra tutte le opere e gli artisti coinvolti.
In più, la finalità dell’iniziativa, cioè il MIRE (maternità infanzia Reggio Emilia), è illustrato nel dettaglio e rimane per tutta la durata dell’Expo. Non dispero di portare la mostra in altre stazioni. Abbiamo avviato una bella collaborazione con le Ferrovie dello Stato.
A breve, invece, un evento di caratura internazionale porterà fior di musicisti in città…
Esatto! Nei giorni 28-29 luglio e 2 agosto si terrà il Festival dei pianisti italiani, il cui obiettivo è promuovere una generazione di pianisti del nostro Paese.
L’edizione 2015, il numero zero, vedrà ospite nella prima serata Sandro Ivo Bartoli che si esibirà in un programma lisztiano, nella seconda i Solisti dei Berliner Philarmoniker con il pianista Marcello Mazzoni e nella terza Sandro Cappelletto ci racconterà l’ultimo anno di vita di Schubert attraverso le tarde composizioni del grande viennese, eseguite da Marco Scolastra.
Il festival è presieduto da un comitato scientifico di alto livello e ha il supporto di realtà internazionali quali Steinway e Sons Italia e Imola Piano Academy-Eindhoven.
Noi ci siamo! L’intero incasso sarà devoluto a CURARE ONLUS per la realizzazione del MIRE e all’Istituto di Alta Formazione Musicale A. Peri.
Parliamo proprio del MIRE, Maternità Infanzia Reggio Emilia. Lei è impegnata anima e corpo in questa grande struttura per la città.
Sì. Il primo passo è stato la fondazione di Curare Onlus, associazione creata nel 2011 che raccoglie i finanziamenti destinati al MIRE. Da qui si è sviluppato un progetto comune tra Arcispedale Santa Maria Nuova e AUSL di Reggio Emilia coordinati dalla dssa Antonella Messori.
Curare Onlus si è impegnato a pagare il progetto definitivo del nuovo dipartimento MIRE che ammonta a 600 mila euro: il progetto preliminare è gia stato pagato stiamo aspettando il definitivo per completare la donazione.
La Regione Emilia Romagna ha stanziato 14 milioni di euro, ma ci auguriamo che a breve arrivino gli altri fondi necessari per raggiungere l’obiettivo dei 25 mln di euro che serviranno per la costruzione.
A che punto lo vede?
Il progetto MIRE è stato accolto favorevolmente in Regione Emilia Romagna, e procede, è un progetto molto articolato e non possiamo disattenderlo, anche perché è il completamento di un ospedale, le cui strutture risalgono a 50 anni fa, e necessità di nuove funzionalità e tecnologie per adeguarsi alle esigenze dei prossimi 50anni
Quali sono i bisogni della donna e del bambino attuali?
Ad esempio, gli spazi. Noi vantiamo bravissimi medici, professionisti fantastici. Ma manca lo spazio adeguato. Basta visitare i reparti di pediatria, neonatologia, ginecologia… per rendersene conto.
Andiamo ora al principio della sua avventura professionale.
(sorride sospirando).
Il marchio Miss Deanna nasce nel 1960 come maglificio e il nostro motto era ‘La tecnica al servizio dello stile’.
Avevamo il laboratorio Confezioni Deanna in via Adua di Reggio Emilia. Nel 1971 necessitavamo di spazi maggiori, così ci siamo spostati nella fabbrica nuova a San Martino in Rio (RE). E’ stato da quel momento che abbiamo cominciato a lavorare con gli stilisti.
Ogni anno inserivamo un nome nuovo. Noi eravamo specializzati in maglia, e per me la maglia è come un foulard, si può sempre comprare. Ma al contempo c’è bisogno di idee nuove, fresche, e soprattutto di avere uno stimolo diverso. Attraverso i creativi noi li avevamo. Provenivano da ogni nazione: due italiani, un francese, un inglese, un americano, un tedesco… Il mondo in casa.
Ho collaborato con tanti giovani bravissimi diventati star. Che ho solo aiutato a crescere.
Ci sono nomi sui quali vale la pena investire oggi?
Tanti. Non è che manchino i giovani, mancano le possibilità di dar loro delle chances. Per me il futuro sono sempre i giovani, ma noi dobbiamo donare le nostre conoscenze. È un momento molto difficile nella moda e bisogna far capire alle nuove leve che non si guadagna subito.
Anche perché le esigenze sono tante e mutate e, considerando il frangente economico, si è diffuso nella maggior parte della gente il pensare ‘questo me lo compro domani’ oppure ‘Mi metto quello che avevo’.
Le aziende ci pensano trecento volte prima di investire.
Il periodo della moda che ho vissuto io, quasi 50 anni fa, è stato splendido e ci potevamo permettere tutto, di sperimentare moltissimo. Di crescere. Oggi non è più così.
Non ci sono mezzi per sostenere i nuovi stilisti e un designer deve avere tutti e quattro i supporti fondamentali: un bravo fabbricante, saper scegliere benissimo i tessuti e avere la possibilità della vendita e della visibilità. Una persona sola fa fatica. Anche perché il mondo è globale, c’è una concorrenza spietata, che proviene da Corea, Cina, Giappone, oltre che da Europa e America.
A noi mancano le figure che fattivamente fanno la fabbrica, le modelliste, le coloriste, gli artigiani. Allo stilista manca la base per avere il suo abito fatto al meglio.
Che cosa è rimasto, oggi, di Miss Deanna?
Ho venduto nel 2001 a Giorgio Armani, ma non ho ceduto i miei archivi personali. E tornando mia figlia Sonia dagli Usa ha messo in piedi la Modateca, a San Martino in rio RE, che è l’attuale Centro di documentazione e stile, in continua evoluzione, per chi ha voglia di conoscere la maglia e per gli stilisti internazionali. Raccoglie il patrimonio di creatività e tecnologia sviluppato dal maglificio in 50 anni di attività e collaborazione con i migliori designer del mondo, che Sonia ha messo a frutto.
Quali sono gli incontri della sua vita, personali e professionali, che ricorda con più affetto?
Uno stilista diventato mio amico è sicuramente Kenzo. Mi ha fatto conoscere il mondo, a me che venivo da una piccola città, e ancor prima dalla campagna.
La mia fortuna – non so se il termine è corretto – è stato di poter scegliere le persone con le quali lavorare. Un altro rapporto bellissimo è stato con Martin Margiela, lo stilista belga del quale pochi conoscono il volto.
Lavorare con Valentino è stato meraviglioso, un’emozione fortissima. E’ un uomo di proporzioni, che sa capire come nessun altro. Tante persone, tanti mondi che mi hanno permesso di vivere questo mestiere molto felicemente.
Arriviamo alla sfera personale? Vando Veroni, fra i più stimati imprenditori del territorio reggiano, presidente della Reggiana calcio dal 2005 al 2009, solo per dirne una.
Con mio marito avevo una perfetta intesa. Se sono cresciuta così tanto lo devo a lui, persona molto saggia e equilibrata, che sapeva tirare le fila dell’azienda Miss Deanna.
Fosse dipeso da me, io ero un vulcano che avrebbe voluto far tutto, lui invece mi riportava per terra. Il successo del brand è merito suo. Ci siamo sposati nel 1964 e siamo sempre stati uniti. Sono cresciuta con lui, se no sarei fallita venti volte (ride).
Anche il MIRE è stato scelto con mio marito. Lui mi ha detto: “Tu lasciami fuori, ma ce la puoi fare!” Ora che non c’è più, mi sento in dovere di impegnarmi più profondamente.
E’ difficile raccogliere le risorse per la charity, oggi e a Reggio?
Sa, io e mio marito eravamo abituati a donare, non a chiedere. Perciò cerco sempre di realizzare eventi da dare al prossimo, in cambio del loro impegno verso MIRE. Poi, ci sono persone che mi hanno dato a prescindere dagli eventi organizzati.
Le possibilità che c’erano un tempo non ci sono più, non è facile.
La vediamo spesso agli eventi artistici e culturali più importanti. Dove trova questa energia?
Sono molto curiosa, da tutta la vita. Credo di essere rimasta anche bambina in un certo senso. Tutto ciò che è visivo, musicale, mi interessa e mi nutre. La moda è arrivata anche attraverso l’arte e gli incontri che mi sono successi. Prosa, musica, pittura, grafica. Mi faccio coinvolgere! Poi non approfondisco nulla, però mi dà tanto.
E allo stesso modo, partecipo fino in fondo ai progetti benefici. Una volta che ci metti la faccia – parliamo del MIRE – devi esserci. Io l’ho analizzato, studiato. Sono partita perché mi hanno spiegato che occorreva alla città. Da industriale volevo capire se effettivamente serviva al nostro territorio e non ho avuto esitazioni.
Il progetto è studiato da professionisti, io sono quella che cerca di dare una mano, perché anche i sogni si possono realizzare!
Lara Ferrari, luglio 2015 – Mozzafiato Copyright
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